Non è la più forte delle specie che sopravvive, nè la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti (Charles Darwin)

lunedì 27 febbraio 2012

Parliamo di vitamine

Al cuore di ogni cosa vivente non c'è fuoco, non alito caldo, non una «scintilla di vita», bensì informazione, parole, istruzioni. Se si vuole una metafora […] si pensi invece a un miliardi di caratteri discreti, digitali, incisi in tavolette di cristallo. Se si vuol comprendere la vita, non si pensi a gel e fanghi vibranti, palpitanti, bensì alla tecnologia dell'informazione. […] Quella del gene non è analogica, ma digitale. 
(Richard Dawkins, biologo, evoluzionista e divulgatore scientifico britannico)


Le vitamine sono state scoperte nel 1911 dal medico polacco Kazimierz Funk. Egli estrasse dalla crusca una sostanza che risultò efficiente nella cura del beri beri.
Le vitamine sono sostanze "essenziali", intendendo con questo termine il fatto che, il nostro organismo non è in grado di sintetizzarle, quindi bisogna assumerle con l'alimentazione in quantità sufficienti.
Tutti i nutrienti che dovremmo assumere con l'alimentazione, hanno funzioni importanti, alcuni hanno funzione plastica, cioè di costruzione e ricambio delle strutture dell'organismo, svolta essenzialmente dalle proteine, altri hanno funzione energetica, svolta dai lipidi e dai glucidi, altre ancora hanno funzione ragolatrice e protettiva, svolta principalmente dalle vitamine.
Esse regolano molte reazioni metaboliche e prevengono numerose malattie tra cui anche il cancro.
Sono un gruppo di sostanze molto eterogee, incluse tra i cosiddetti "micronutrienti", cioè necessari agli esseri umani e ad altri esseri viventi in piccole quantità, e che gli stessi organismi non riescono a produrre, per dar luogo un'intera serie di funzioni fisiologiche indispensabili ai fini del metabolismo.

Il termine "vitamina" deriva dal tedesco vitamin, cioè "ammina della vita", in quanto furono scambiate erroneamente per ammine dallo scienziato Casimir Funk.
In base alla loro solubilità, le vitamine vengono classificate in:
  • Vitamine liposolubili: cioè che si sciolgono nei grassi e sono la vitamina A, vitamina D, vitamina E, vitamina K e la vitamina F.
  • Vitamine idrosolubili: cioè che si sciolgono in acqua e sono la vitamina C, vitamina B1, vitamina B2, vitamina B5, vitamina B6, vitamina PP, vitamina B12, vitamina H.
 La scoperta delle vitamine nacque dalla constatazione che una dieta a base di carboidrati, lipidi, proteine e sali minerali non era sufficiente a garantire lo sviluppo e la sopravvivenza degli individui ma che era necessario addizionare anche degli opportuni fattori di crescita.
Il consumo nella dieta di vitamine può essere necessario per una specie ma può non esserlo per un'altra. Ad esempio la vitamina C, è necessaria nella dieta solo per l'uomo, gli altri primati ed altri animali, la autosintetizzano a partire da altri nutrienti, pur restando un elemento assolutamente indispensabile per ogni forma vivente, vegetali inclusi, ma venendo autoprodotto non è necessario per questi ultimi introdurne nell'organismo.
Le vitamine idrosolubili non sono accumulate dall'organismo umano, per questo vanno assunte con regolarità. Al contrario, le vitamine liposolubili possono essere accumulate.
Le vitamine idrosolubili svolgono principalmente la funzione di coenzimi, mentre non tutte quelle liposolubili hanno una simile attività.
Non tutte le vitamine vengono assunte nella loro forma biologicamente utilizzabile ma piuttosto come precursori, che vanno sotto il nome di provitamine. Una volta assunti, tali composti vengono trasformati da specifici enzimi metabolici nella loro forma attiva, al fine di renderli utilizzabili.
 L'assunzione di vitamine deve essere costante nel tempo; attualmente però solo di alcune di esse sono note esattamente le quantità giornaliere raccomandabili, per le vitamine: A, D, PP, acido folico, B1, B2, B6, B12. . Il fabbisogno vitaminico varia a seconda dello stato fisiologico e/o patologico dell'individuo: età e sesso, ma anche in gravidanza e durante l'allattamento, per esempio, è necessario aumentarne l'assunzione.

 VITAMINE IDROSULUBILI

Nell'organismo umano le vitamine idrosolubili vengono eliminate rapidamente con le urine per cui difficilmente si determina accumulo. 
Vitamine del gruppo B
 Le vitamine B sono un gruppo di vitamine idrosolubili che intervengono nel metabolismo cellulare. Si trovano in alimenti come il lievito di birra, il germe di grano, nel fegato, nell'erba medica, nell'ortica, nella pappa reale, polline, spirulina, frattaglie, riso intero, grano intero, nei legumi, nella nocciola, nella mandorla, nella noce, nel tuorlo d'uovo, nella carne di maiale, negli ortaggi verdi freschi, nelle patate. Queste vitamine hanno proprietà molto utili al nostro organismo, infatti hanno un ruolo essenziale nel funzionamento del sistema nervoso, del tono muscolare dell'area gastrointestinale e sono fondamentali per mantenere i processi di funzionamento della cute e dei capelli,  e per il corretto funzionamento del fegato, ma soprattutto convertono i carboidrati in glucosio, utilizzato dall'organismo per produrre energia, e sono fondamentali per il metabolismo di lipidi e delle proteine.

Vitamina B1 o Tiamina
Si compone di un anello tiazolico e di uno pirimidinico uniti tra loro da un gruppo metilenico. La tiamina, una volta assunta con gli alimenti, si presenta nell'intestino in forma libera o come fosfoestere, nel qual caso viene poi sottoposta ad idrolisi da alcuni enzimi . La forma libera della vitamina viene assorbita da due diversi meccanismi: uno di trasporto attivo, a concentrazioni  fisiologiche di circa 2 μM ed uno di trasporto passivo, a concentrazioni più elevate. I processi di assorbimento avvengono per lo più a livello del duodeno a diminuiscono lungo l'intestino tenue. Una volta entrata negli enterociti, la tiamina viene liberata nel plasma sanguigno, o in forma libera o coniugata con un gruppo fosfato (tiamina monofosfato). Una volta arrivata nei tessuti essa viene fosforilata a tiamina difosfato (o pirofosfato).
 La tiamina pirofosfato (TPP)  ha un ruolo importante nella decarbossilazione ossidativa del piruvato e dell'alfa-chetoglutarato nel ciclo di Krebs  per la formazione di energia metabolica e in alcuni funzioni nel ciclo dei pentoso fosfati.
 La tiamina è poco immagazzinata nell'organismo, per cui la sua mancanza nella dieta dà problemi metabolici, in particolare a livello del metabolismo dei carboidrati. Si rivela, in particolare, aumento plasmatico di acido piruvico e lattico ed abbassamento dell'attività transchetolasica degli eritrociti,  parametro che viene usato per valutare lo stato nutrizionale di tiamina.
La carenza cronica di tiamina provoca alterazioni del sistema nervoso, centrale e periferico e dell'apparato cardiovascolare, con evoluzione subacuta e potenzialmente fatale. L'incidenza di deficit di tiamina è stato notevolmente ridotto in seguito all'introduzione della fortificazione dei cereali, ma risulta ancora un notevole problema sanitario nelle popolazioni dell' Asia Orientale che fanno uso di riso brillato ma anche in soggetti suscettibili nei paesi sviluppati: alcoolisti, donne gravide, pazienti soggetti a malassorbimento o interventi gastrointesinali, soggetti malnutriti. L'assunzione di alcool, ed episodi di vomito ripetuti fanno diminuire l'assorbimento di questa vitamina, mentre l'introduzione di carboidrati aumenta il fabbisogno di tiamina. Le manifestazioni cliniche del deficit di tiamina sono: 1) Insufficienza cardiaca con shock iperdinamico cioè il beriberi umido 2)Polineuropatia (beriberi secco): di tipo sensitivo motorio, motorio puro, oppure sensitivo puro, talora con un quadro di grave disequilibrio secondario  3) Encefalopatia di Wernicke caratterizzata da confusione mentale,  psicosi di Korsakoff, caratterizzata da amnesia e confabulazione. 4)Neuropatia ottica.
La tiamina è molto diffusa sia negli alimenti vegetali che in quelli animali, come i cereali, i legumi, la carne di maiale, il lievito di birra, ed è prodotta in parte anche dalla flora intestinale ma il suo fabbisogno, che è di almeno 0,8 mg al giorno (0,4 mg ogni 1000 kcal assunte) è appena coperto da un normale regime alimentare.

Vitamina B2 o Riboflavina: 
 La riboflavina è un composto eterociclico ottenuto da una molecola di flavina cui è legata una catena formata da ribitolo. È un composto di colore giallo poco solubile in acqua e stabile al calore. Se colpito dalla luce, si determina una reazione di fotolisi che produce il distacco di un radicale ribitolo e conseguente perdita dell'azione vitaminica.
La riboflavina viene trasportata nel circolo sanguigno, legata ad alcune proteine, soprattutto albumina. Dal sangue essa raggiunge il fegato ed altri tessuti dove viene successivamente trasformata in flavin-mononucleotide (FMN) e flavin-adenin-dinucleotide (FAD), le due forme coenzimatiche.
Circa il 12% della vitamina assunta con la dieta viene eliminata con le urine sotto forma di riboflavina.
E' importante per lo stato di nutrizione della pelle e delle mucose, la riboflavina è raramente scarsa nell’alimentazione delle popolazioni dei paesi ricchi. La sua carenza è invece evidente nelle popolazioni povere, dove associata a un generale stato di sottonutrizione, causa alterazioni della pelle, lesioni alle mucose e al tubo digerente. E’ molto diffusa nel lievito di birra, nel germe di grano, nei cereali integrali, nel fegato, nella carne, nel latte e nelle uova ed è prodotta anche dalla flora intestinale. Una certa parte però viene perduta con la cottura dei cibi. Il fabbisogno giornaliero è di 0,6 mg ogni 1000 kcal assunte.
 La riboflavina è coinvolta in moltissime reazioni metaboliche che possono riguardare anche altre vitamine. Ciò significa che uno stato carenziale di riboflavina può portare ad uno stato pluricarenziale di altre vitamine.

Vitamina B5 o Acido Pantotenico:
deriva dalla fusione, tramite legame carboamidico, di una molecola di beta-alanina con una molecola di acido pantoico.  L'acido pantotenico è instabile al calore, alle basi ed agli acidi.
l 'acido pantotenico è un componente, insieme all'ATP
del Coenzima A (CoA), che funziona come trasportatore di gruppi acili e acetili e, come tale, entra nelle vie metaboliche dei carboidrati, degli amminoacidi, degli acidi grassi.
Gran parte dell'acido pantotenico viene ottenuto, nella dieta, dall'idrolisi, a livello dell'intestino, del Coenzima A ed esso viene poi assorbito mediante un meccanismo di trasporto attivo dipendente dal sodio. L'acido pantotenico contenuto nel plasma viene prelevato dalle cellule mediante un cotrasportatore sodio-dipendente. Esso entra nella via di sintesi del Coenzima A la quale viene completata a livello dei mitocondri. Successivi fenomeni di idrolisi determinano il distacco dell'acido pantotenico il quale viene eliminato con le urine.
 L'acido pantotenico sembra essere ubiquitario. Si trova, in particolare, nel fegato, nei fegatelli di pollo e manzo, nel lievito di birra, crusca di frumento, semi di sesamo, pappa reale. In minor misura: semi di girasole, soia, uova, piselli secchi, melassa grezza, farina integrale di grano saraceno e nei legumi, soprattutto come Coenzima A e fosfopanteteina (85%).
 Questa vitamina è molto diffusa in tutti gli alimenti sia animali che vegetali, soprattutto nel fegato, tuorlo d’uovo, legumi e lievito di birra. E’ carente solo in stati di grave denutrizione, e il suo fabbisogno quotidiano è di 3-12 mg al giorno.

Vitamina B6 o Piridossina:
Piridossina
Piridossale
Piridossamina
 La piridossina, il piridossale e la piridossamina  sono le forme con cui si presenta la vitamina B6. Tutte e tre sono derivati pirimidinici che si differenziano tra di loro per i diversi gruppi funzionali sostituenti che si trovano, rispetto all’atomo di azoto.
La vitamina B6 venne scoperta nel 1935 quale fattore in grado di prevenire la pellagra sui ratti e venne così denominata in quanto fu il sesto fattore, appartenente al gruppo B, che venne descritto. Talvolta viene indicata come vitamina Y.

Le forme della vitamina B6 sono stabili al calore soprattutto in ambiente acido ma vengono decomposti dalla luce o da sostanze ossidanti. L'assorbimento della vitamina B6 avviene a livello del digiuno tramite un processo di diffusione passiva. Le tre forme della vitamina, tuttavia, si possono trovare negli alimenti sotto forma di esteri 5'-fosfati i quali vengono sottoposti ad un processo di idrolisi energia-dipendente. Dalle cellule dell’epitelio intestinale la vitamina passa nel sangue ove si può trovare legata all’albumina oppure all’emoglobina.
Gran parte della vitamina viene depositata nel fegato, dove viene immagazzinata  in forma defosforilata, e ceduta ai tessuti, dove viene rifosforilata. La vitamina B6 non immagazzinata viene eliminata con le urine dopo essere stata ossidata.
La piridossina viene trasformata in piridossale e/o piridossamina le quali, una volta fosforilate, costituiscono la forma biologicamente attiva della vitamina B6 funzionando come coenzimi. Le reazioni in cui queste due sostanze sono coinvolte, riguardano sia il metabolismo degli amminoacidi che di vari altri composti.
La carenza di B6 è piuttosto rara, e solitamente causa apatia e debolezza, e in qualche caso una forma di anemia ipocromica, dove i globuli rossi sono più chiari del solito. E’ molto diffusa tra gli alimenti, nella carne, nel pesce, nei legumi ed è resistente anche a molti trattamenti industriali. Il fabbisogno giornaliero è stimato in almeno 1,1 mg al giorno per le donne e 1,5 mg al giorno per gli uomini.

Vitamina B12 o Cobalamina:
Vitamina B12
 La vitamina B12 è una sostanza di colore rosso, cristallina, igroscopica, fotosensibile ed altamente solubile in acqua è formata da composto da 4 anelli pirrolicie tre ponti metinici con al centro un atomo di cobalto coordinato da quattro atomi di azoto. Il cobalto presenta, inoltre, due legami di coordinazione perpendicolari rispetto al piano dell'anello. Il primo di essi si stabilisce con una molecola di 5,6 dimetilbenzimidazolo legata, a sua volta, ad un ribosio-3-fosfato. Il secondo legame si stabilisce con diversi gruppi R (radicali) i quali possono essere:
  • cianidrico -CN (cianocobalamina)
  • ossidrilico -OH (idrossicobalamina)
  • metile -CH3 (metilcobalamina)
  • 5-deossiadenosile (5'-deossiadenosilcobalamina).
Le forme metabolicamente attive sono la metil- e la 5'-deossiadenosilcobalamina.  L'idrossicobalamina è la forma naturale con cui la vitamina viene di solito assunta.
E'coinvolta nel metabolismo degli acidi grassi, degli amminoacidi e degli acidi nucleici. La condizione di carenza è piuttosto rara, e si può manifestare solo nei casi di dieta vegetariana stretta. In questo caso, è particolarmente delicata la fase di gravidanza, dove la carenza nella madre può avere effetti molto pericolosi per il nascituro. La carenza però può derivare anche dall’assenza del fattore che ne facilita l’assorbimento a livello intestinale, con conseguenti disturbi a carico del sistema nervoso e della produzione delle cellule del sangue, fino a una forma di anemia definita ‘perniciosa’. E’ presente in tutti gli alimenti animali in minime quantità, in particolare nel fegato, nella carne, nel pesce nel latte e nelle uova, ed è resistente alla cottura. Il suo fabbisogno minimo giornaliero, normalmente coperto dalla dieta, è di almeno 2 mg al giorno.

Vitamina C
o acido ascorbico:

E' una vitamina idrosolubile, potente antiossidante che svolge nell'organismo numerose funzioni.
 È un composto altamente idrosolubile,  acido, che si presenta sotto forma di cristalli inodori ed insapori con pH circa 2,5. La vitamina C assunta con la dieta viene assorbita a partire dalla bocca, nello stomaco e soprattutto a livello dell'intestino tenue. Nel plasma la vitamina circola maggiormente come acido ascorbico e, in minima parte, come acido deidroascorbico. La vitamina C viene immagazzinata nei tessuti dell'organismo, in particolare, nel surrene e nel fegato. La quota plasmatica che non viene immagazzinata viene eliminata con le urine. Grazie alla forte azione riducente, la vitamina C è utilizzata in molte reazioni di ossidoriduzione. In particolare la vitamina è in grado di donare un elettrone (particella di carica negativa), formando così l'acido semideidroascorbico il quale può donare un secondo elettrone, generando così l'acido deidroascorbico. Il prodotto finale di tali reazioni, l'acido deidroascorbico, può venir ridotto ad opera di un enzima, rigenerando, così, l'acido ascorbico.La spiccata azione antiossidante della vitamina C e la sua capacità di mantenere stabili le vitamine A, E, l'acido folico e la tiamina, viene utilizzata dalle industrie che la usano  come additivo nei cibi.Oltre a partecipare a numerose reazioni metaboliche e alla biosintesi di collagene, di alcuni aminoacidi e ormoni, la vitamina C è anche un anti ossidante, interviene nelle reazioni allergiche potenziando la risposta immunitaria, neutralizza i radicali liberi e svolge una funzione protettiva a livello di stomaco, inibendo la sintesi di sostanze cancerogene. La sua carenza provoca una condizione definita scorbuto, una malattia che in passato era molto diffusa tra i marinai che assumevano poca frutta e verdura, i cui primi sintomi sono apatia, anemia e inappetenza e poi, proprio per la mancata sintesi di collagene, sanguinamento delle gengive, caduta dei denti, dolori muscolari, fragilità dei capillari e emorragie sottocutanee. La vitamina C è contenuta soprattutto negli alimenti freschi, come frutta e verdura, in particolare kiwi, agrumi, pomodori e peperoni. La vitamina viene però facilmente deteriorata durante i trattamenti di conservazione e cottura, si perde facilmente durante i lavaggi e la cottura in acqua e viene danneggiata anche dall’ossigeno e dal calore. Per assicurare un buon apporto di vitamina C è quindi necessario consumare frutta e verdura freschissime e crude o poco cotte. Il fabbisogno di vitamina C è di 60 mg al giorno (70 in gravidanza).

Vitamina H o Biotina:

 Strutturalmente la biotina presenta due anelli tra loro condensati: uno tiofenico ed uno imidazolidinonico. Legata all'anello tiofenico, vi è una catena laterale di acido valerianico.
La biotina è solubile in acqua ed è in questo stato è resistente al calore, alle basi ed agli acidi; si decompone per azione dellaluce ultravioletta e di forti ossidanti.
La biotina viene assunta dagli alimenti in forma libera o legata alle proteine. Attualmente, non sono ben noti i meccanismi di assorbimento.Sembra che la biotina, una volta entrata nel plasma, venga trasportata da diverse proteine plasmatiche.
La biotina svolge il ruolo di cofattore di diversi enzimi.
 a biotina partecipa alla sintesi di glucosio e di acidi grassi. Essendo una vitamina molto presente negli alimenti e abbondantemente prodotta anche dalla flora intestinale, non è solitamente carente nell’organismo. Si trova soprattutto nel fegato, nel pollo, nel tuorlo d’uova, nella frutta secca, in diversi ortaggi e frutta fresca, nel latte e formaggi, nel pesce. Il fabbisogno giornaliero è di 15-100 µg al giorno, solitamente soddisfatto da una normale dieta alimentare.
  
Vitamina PP o Niacina:
Con il termine di niacina (o vitamina PP, Pellagra-Preventing, o vitamina B3) si intendono due molecole tra loro simili: l'acido nicotinico, la niacina propriamente detta,  e la nicotinammide o niacinammide.
Sia l'acido nicotinico che la nicotinammide sono solubili in acqua, resistenti al calore, alla luce, alle basi ed all'ossigeno.
L 'acido nicotinico e la nicotinammide vengono anche chiamati niacina e niacinammide. Tale denominazione venne data affinché la gente non entrasse in confusione tranicotina e acido nicotinico e pensasse che fumare fosse un'attività salutare.
L'acido nicotinico e la nicotinammide vengono assorbiti a livello dello stomaco e dell'intestino.
Nell'organismo l'acido nicotinico viene convertito a nicotinammide. Nel fegato, entrambi i composti sono metabolizzati a piridone (N-metil-2-piridone-5-carbossammide) e N-metil-nicotinammide, i quali sono poi escreti con le urine.

Nei tessuti l'acido nicotinico può venir sintetizzato a partire dal triptofano un amminoacido, e anche la flora batterica intestinale può contribuire a questo processo, sempre utilizzando il triptofano. Ciò può in parte compensare eventuali bassi livelli di assunzione di vitamina PP, anche se ciò non sembra poter essere sufficiente per eliminare completamente questo composto dalla dieta.
La nicotinammide è un componente fondamentale di due molecole coenzimatiche:
  • la nicotinammide adenina dinucleotide (NAD)
  • la nicotinammide adenina dinucleotide fosfato (NADP)
Il NAD viene sintetizzato, nell'organismo, da tre diverse vie che coinvolgono, rispettivamente, l'acido nicotinico, la nicotinammide e l'acido chinolinico. Il NADP, invece, viene ottenuto attraverso il legame tra un gruppo fosfato ed il gruppo OH del NAD.
Sia il NAD che il NADP vengono coinvolti in molteplici reazioni di ossidoriduzione di vie sia cataboliche che anaboliche del metabolismo cellulare. La carenza di niacina causa la pellagra, una condizione molto diffusa nelle zone povere anche del nostro paese fino all’inizio del ‘900, a causa di una alimentazione principalmente consistente in mais, povero di niacina e ricco di antivitamina PP, una sostanza che si combina con la vitamina PP e la rende non disponibile per l’organismo. Tipici sintomi della pellagra sono dermatiti, macchie e desquamazioni epidermiche, disturbi intestinali, diarrea, fino ad alterazioni neurologiche, come la demenza. La niacina è molto diffusa negli alimenti di origine animale, e viene sintetizzata dall’organismo a partire dall’aminoacido triptofano quindi una dieta a base di proteine ne garantisce un apporto sufficiente. Il fabbisogno giornaliero è di 6,6 mg per 1000 kcal assunte.

Vitamina B9 o Acido folico 
 L’acido folico o folato non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo e dalla flora batterica intestinale, e il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg. Negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. Durante la gravidanza, quindi, il fabbisogno di folato si raddoppia a 0,4 mg perché il feto utilizza le riserve materne.
E' essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.
L’acido folico, tuttavia, contribuisce anche a prevenire altre situazioni di rischio alla salute. La sua presenza abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari e infarti, anche se non si può al momento stabilire una associazione diretta tra assunzione di folati e riduzione del rischio cardiaco. Inoltre, sembra giocare un ruolo, non ancora ben chiarito, nella prevenzione di altri difetti e La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta fortemente il rischio di malformazione del feto, in particolare di difetti del tubo neurale (DTN) associati a spina bifida o anencefalia. In generale, una carenza di folati può dare luogo con più facilità a esiti avversi (ritardo di crescita intrauterina, parto prematuro, lesioni placentari..).
Negli adulti, la carenza di acido folico può manifestarsi con l'anemia megaloblastica. Inoltre, è spesso associata a carenze di altri oligonutrienti (zinco, vitamina B12) che sono, a loro volta, ulteriori fattori di rischio teratogeno (ad es., difetti del tubo neurale).
Una riduzione dell'assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del fabbisogno, possono derivare anche dall'assunzione di alcuni farmaci (barbiturici, estroprogestinici), da un elevato consumo di alcol, dal diabete mellito insulino-dipendente, dalla celiachia, o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati).
Se le donne in età fertile presentano uno di questi fattori di rischio, quindi, è necessario che assumano con particolare attenzione la vitamina nel periodo periconcezionale. Le donne che rientrano in gruppi ad alto rischio (quelle che presentano una certa familiarità con malattie del tubo neurale, o che hanno avuto una precedente gravidanza con un DTN, o che sono affette da diabete mellito, obesità o epilessia) dovrebbero essere monitorate con particolare cura dagli operatori sanitari in quanto potrebbero necessitare di quantità maggiori di acido folico.malformazioni congenite, come la labiopalatoschisi e alcuni difetti cardiaci congeniti.
 Il tubo neurale è quella parte del feto che si sviluppa per formare il cervello, la scatola cranica e la spina dorsale. Quando il tubo neurale non si chiude correttamente e completamente durante le prime settimane di gravidanza, il bambino sviluppa gravi malformazioni congenite come la spina bifida e l’anencefalia. La maggior parte di queste condizioni sono multifattoriali e risultano quindi dalla combinazione di elementi genetici e ambientali. Non è possibile prevedere se una donna avrà una gravidanza affetta da DTN, dato che il 95 per cento delle malformazioni si presentano in bambini nati da donne senza alcuna familiarità con queste condizioni.
La spina bifida è il più frequente DTN, dovuta a una incompleta chiusura della parte inferiore del tubo neurale. La spina bifida comporta conseguenze anche molto diverse, che vanno da problemi che possono essere corretti con interventi chirurgici a gravi disabilità fisiche e mentali. In questo secondo caso, si possono verificare paralisi degli arti inferiori, difficoltà di controllo degli organi interni (intestino e vescica), difficoltà nello sviluppo e apprendimento e ritardo mentale, talvolta idrocefalia. L’80-90 per cento dei bambini con spina bifida sopravvivono fino all’età adulta.
L’anencefalia è una condizione in cui il cervello si sviluppa in modo incompleto o non si sviluppa affatto in seguito alla incompleta chiusura della parte superiore del tubo neurale. I bambini con anencefalia muoiono prima della nascita o subito dopo.
 Il tubo neurale si chiude entro 30 giorni dal concepimento (tra il 17esimo e il 29esimo giorno tipicamente), quando la donna spesso non sa ancora di essere incinta. Data l’importanza dell’acido folico in questa fase, tutte le donne che programmano una gravidanza o che semplicemente sono in fase riproduttiva e non applicano misure anticoncezionali dovrebbero assumere acido folico giornalmente, sia tramite la dieta che con integratori. In una ipotesi minima, l’assunzione dovrebbe avvenire regolarmente perlomeno nel mese precedente il concepimento e per i primi tre mesi di gravidanza. Secondo un dato dei CDC americani, l’assunzione di acido folico può prevenire dal 50 al 70 per cento di alcuni tipi di malformazioni.
Data la difficoltà a soddisfare il fabbisogno minimo con la sola alimentazione durante la gravidanza, gli esperti raccomandano di agire su tre fronti allo stesso tempo: una dieta ricca di acido folico, l’uso di alimenti fortificati e l’assunzione quotidiana di integratori di acido folico.
 L’acido folico si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), le arance (e il succo di arancia dal concentrato), i legumi, i cereali, frutta come limoni, kiwi e fragole, e nel fegato. Il processo di cottura però distrugge la grande maggioranza di folato presente nei cibi.


 VITAMINE LIPOSOLUBILI

Vitamina A o Retinolo:
La vitamina A è una vitamina liposolubile, in natura si trova in diverse forme. Con il termine di vitamina A vengono indicati sia il retinolo che i suoi analoghi, detti retinoidi, di cui si conoscono almeno 1500 tipi diversi, tra naturali e sintetici. Anche i carotenoidi posseggono l'attività biologica della vitamina A in quanto possono fungere da provitamine. 
 La vitamina A si presenta in tre diverse forme: alcolica (retinolo), aldeidica (retinaldeide) ed acida (acido retinoico),  costituiti dall'unione di 4 catene di isoprene.
Tra i carotenoidi, pigmenti vegetali, si trovano nell'organismo soprattutto: alfa-carotene, beta-carotene, luteina, zeaxantina, criptoxantina e licopene.
 La vitamina A nell'organismo presenta numerose funzioni biologiche che riguardano soprattutto la visione e la differenzazione cellulare.
La retinaldeide, fa parte del meccanismo della visione. La retinaldeide  è infatti unita ad una proteina retinica, l'opsina, formando la rodopsina.
L'acido retinoico sembra partecipare alla maturazione embrionale ed alla differenziazione di alcune linee cellulari. I carotenoidi presentano diverse azioni biologiche. Alcuni di essi sono provitamine, specie il β-carotene, altri (come luteina e zeaxantina) sembrano importanti per una buona funzionalità della macula della retina, ed altri ancora agiscono da composti antiossidanti.
 Evidenze scientifiche indicano un ruolo della vitamina A come agente antitumorale. Una carenza di vitamina A quindi può provocare malformazioni fetali, difficoltà nel processo di sviluppo e crescita, sensibilità alle infezioni. Il retinolo è presente soprattutto negli alimenti animali, nel fegato, nel formaggio, nel burro, nelle uova e nel latte. Nei vegetali si trovano invece i carotenoidi, soprattutto nella frutta e verdura di colore arancione, giallo e rosso, come il pomodoro, la carota, le albicocche, l’anguria, i frutti di bosco. La vitamina A viene perduta in gran parte durante il processo di cottura. Essendo liposolubile, si accumula a livello del fegato, e può comportare, se assunta in eccesso, problemi di ipervitaminosi che possono causare anche danni permanenti a fegato e milza. Il fabbisogno giornaliero dunque è di 0,6-0,7 mg al giorno di retinolo, fino a 0,95 durante l’allattamento (1 mg di retinolo equivale a 6 mg di β-carotene). E’ però consigliabile non assumere più di 9 mg al giorno di retinolo per gli uomini e di 7,5 per le donne.

 Tocoferolo o vitamina E
 
La vitamina E è un antiossidante che contribuisce al mantenimento dell’integrità cellulare. Si ossida e degrada facilmente alla luce e in presenza di calore, quindi durante il processo di cottura e quello di raffinazione dell’olio vegetale. E’ contenuta soprattutto in frutti oleosi, come le olive, il germe di grano, i semi. Una carenza di vitamina E, generalmente associata a una malnutrizione, comporta difetti generali dello sviluppo, compresi disturbi al sistema nervoso e al metabolismo generale. Il fabbisogno si aggira sugli 8 mg al giorno.

Calciferolo o vitamina D
 
Esistono due forme di vitamina D: l’’ergocalciferolo, assunto con il cibo, e il colecalciferolo sintetizzato dall’organismo. La vitamina D è un regolatore del metabolismo del calcio e favorisce dunque anche una corretta mineralizzazione dello scheletro. La maggior parte della vitamina D viene sintetizzata dall’organismo, per azione dei raggi del sole, a partire da derivati del colesterolo presenti nella pelle. La carenza di vitamina D comporta il rischio di rachitismo nei bambini, con conseguente deformazione delle ossa e arresto della crescita, e di osteomalacia negli adulti, una intensa forma di decalcificazione ossea. Un eccesso di vitamina D, al contrario, può causare calcificazioni diffuse negli organi, contrazioni e spasmi muscolari, vomito, diarrea. La normale esposizione ai raggi del sole è sufficiente a coprire il fabbisogno di vitamina D negli adulti, e va quindi assunta solo durante la fase di accrescimento e durante la gravidanza e l’allattamento. In questi casi l’assunzione dovrebbe essere di 10µg al giorno come integratore, vista la scarsa presenza di vitamina D negli alimenti, con l’eccezione dell’olio di fegato di merluzzo.

Vitamina K

La vitamina K svolge un ruolo importantissimo nel processo di coagulazione del sangue. Una carenza, che si verifica però raramente in seguito a malattie che impediscono l’assorbimento intestinale o a prolungati trattamenti antibiotici, comporta quindi emorragie. Il fabbisogno di vitamina K è di circa 60 µg al giorno, normalmente coperto dalla sintesi endogena a livello di flora intestinale. Fonti di vitamina K sono i vegetali, in particolare cavoli e spinaci, e il fegato.
Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate come, pellagra, beriberi, rachitismo, sono un problema importante nei paesi sottosviluppati sia per la malnutrizione sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati invece sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipo/avitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti di particolari alimenti.
Diete ipocaloriche o sbilanciate, ad esempio, possono indurre nell'organismo la riduzione di alcune vitamine. L'uso di diete ipercaloriche invece può portare ad un eccesso solo di alcune vitamine, spesso le liposolubili, e a una diminuzione di quelle idrosolubili. Alcuni farmaci possono interferire con l'assorbimento o l'attività di qualche vitamina. Anche l'uso eccessivo di preparati industriali può causare problemi. Alcuni procedimenti di preparazione e di cottura possono portare a un deterioramento di alcune vitamine termolabili.
Nell'organismo umano le vitamine idrosolubili vengono eliminate rapidamente con le urine per cui difficilmente si determina accumulo. Le vitamine liposolubili al contrario vengono immagazzinate nel tessuto adiposo, per cui un loro eccesso viene smaltito più lentamente, con la possibilità di fenomeni di tossicità. Ciò spiega il motivo per cui si sconsiglia di ricorrere ad assunzioni vitaminiche con dosaggi elevati e continuati rispetto a quelli ottimali. Si è riscontrato inoltre che l'uso di vitamine in quantità maggiore di dieci volte rispetto ai fabbisogni consigliati può produrre effetti farmacologici che possono anche risultare negativi.
    FONTI:
    Wikipedia: Vitamine
    Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica: Vitamine
    Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica: Acido folico

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